LANCIA APPIA II serie – (1956/1959) – Italia

Nessuna notizia trapela prima del debutto ufficiale della Lancia Appia II serie grazie al fatto che i dirigenti Lancia dislocano i tecnici in locali distaccati riuscendo così ad evitare il filtrare di indiscrezioni, sempre controproducenti ai fini commerciali.

Una APPIA seconda serie provata per voi

Per realizzare il prototipo ci si rivolge ad una piccola carrozzeria i cui tre operai mai immaginano di star lavorando alla creazione di una nuova Lancia. Anche per i pezzi e le parti staccate, si ricorre a carrozzieri amici esterni, chiedendo loro di inoltrare le ordinazioni senza far apparire il nome Lancia.

Tenendo conto delle richieste e lamentele della clientela e delle esperienze maturate nei primi tre anni, la nuova Appia presenta modifiche di non poco conto, tanto all’estetica quanto alla meccanica.

Il motore – di cilindrata immutata – eroga una potenza di 43,5 HP a 4800 giri/minuto (contro i 38 precedenti) e dispone di una coppia massima di kgm 7,8 a 3000 giri/minuto (anziché 7,2) malgrado una lieve riduzione del rapporto di compressione (da 7,4:1 a 7,2:1) grazie ad una nuova fusione della testata e ad una diversa disposizione del cinematismo della distribuzione (con steli valvole tutti di uguale lunghezza e con nuove molle). Nell’alimentazione, troviamo un nuovo carburatore con pompetta di ripresa.

Il cambio presenta nuove fusioni esterne e nuovi rapporti ma, soprattutto, la posizione dell’inserimento delle marce è ora modificata e resa conforme a quella utilizzata da tutte le principali case europee. La frizione è rafforzata. Il rapporto finale di riduzione passa da 4,556:1 (9/41) a 4,222:1 (9/38) . Lo sterzo (che ora ha la guida a sinistra mentre quella a destra è disponibile solo su richiesta), presenta migliorie alla tiranteria. Modificati anche i freni, che hanno tamburi anteriori in alluminio con fascia interna riportata in ghisa.

Le variazioni più “evidenti” riguardano però naturalmente la carrozzeria, dove si nota immediatamente la nuova coda, caratterizzata da due pinne arrotondate e da un baule-bagagliaio ampliato, che conferiscono alla vettura la fisionomia di una vera “tre volumi”. Tutto il corpo vettura subisce dei miglioramenti: incrementata la capienza del vano bagagli (che ora ha la serratura sul pulsante d’apertura e l’interno foderato), ampliato sensibilmente il lunotto, rinnovata tutta la fanaleria, montati nuovi paraurti in acciaio inossidabile (muniti di rostri) e nuovi cerchi e coppe ruote in acciaio inossidabile, aggiunti profili lucidi agli sgocciolatoi, alle cornici del parabrezza e del lunotto ed alla base della fiancata, montate nuove maniglie esterne alle portiere, in ottone cromato.

Il serbatoio del carburante, spostato sulla fiancata destra, ha un bocchettone protetto da un piccolo sportello con serratura. Passando all’esame dell’abitacolo, si osserva che plancia, volante, strumentazione e selleria sono state rinnovate e decisamente migliorate anche in virtù dell’impiego di materiali di qualità più elevata. La strumentazione (ora a due strumenti circolari affiancati) è molto più elegante, il volante è in plastica nera ed è dotato di avvisatore acustico a settore semicircolare inferiore, l’avviamento del motore avviene ora con la stessa chiave quadro, il comando degli indicatori di direzione avviene ora tramite la levetta a sinistra del volante (che comanda comunque anche le luci).

Tra gli accessori, si notano: l’illuminazione interna automatica all’apertura della portiera del guidatore, l’aggiunta dello spruzzatore lava-parabrezza e la modifica dello specchietto retrovisore interno, che ora ha due posizioni. Per finire, una variazione non da tutti apprezzata: l’adozione del sedile anteriore a panchina unica in luogo delle due poltroncine.

Migliorano infine le prestazioni: l’accelerazione è più vivace, la velocità massima passa da 120 a 128 km all’ora ed il consumo è invariato. Anche iI prezzo di listino rimane immutato, ed è, al momento del lancio, di lire 1.328.600.

Alla fine del 1958 la Lancia introduce la possibilità di applicare la frizione automatica Saxomat ai modelli Flaminia ed Appia: è però da escludere che siano state vendute Appia seconda serie equipaggiate con questo automatismo, poiché il montaggio è previsto per l’aprile 1959, quando sul mercato è già stata immessa la “terza serie”.

Malgrado le vendite di questa seconda serie non mostrino alcun sintomo di rallentamento, al Salone di Ginevra del marzo 1959 – a tre anni esatti dalla nascita – la seconda serie lascia il posto alla nuova terza serie, una berlina la cui linea farà discutere.

La seconda serie Appia viene sottoposta ad approfonditi “test” da un nutrito numero di riviste specializzate, italiane e non. Resoconti di prove su strada appaiono infatti su almeno cinque testate, tre nazionali (Auto Italiana, Motor Italia e Quattroruote) e due americane (Road and Track e Sport Cars Illustrated).
Alla fine dell’importante test (su quasi 4.800 km di percorso), Quattroruote emette la sua “pagella”, in base alla quale definisce lodevoli la finitura, la tenuta di strada, il comfort, buoni l’estetica, l’accessibilità, la velocità massima, il consumo ed il cambio. Discreti o mediocri vengono invece giudicati l’assetto di guida, la strumentazione, la capacità del bagagliaio, la dotazione di accessori, la ripresa, lo sterzo, le sospensioni, la frizione ed i freni. Insufficiente viene infine valutata la visibilità.

Tante delle foto di questo articolo (APPIA blu) sono state gentilmente concesse da Gianmarco (proprietario) fans della nostra pagina Facebook https://www.facebook.com/autoeMotostory

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