Tutti i tentativi di spingare gli italiani ad acquistare vetture automatiche avevano fino all’ora avuto scarso successo. Gli automobilisti dell’epoca sembravano non voler rinunciare alle scomodità del continui scambi marcia, alle “sfrizionate” e al conseguente stress nelle code o nella marcia in città. Rimanevano scettici sui vantaggi di tale soluzione, nonostante all’estero le automatiche avessero notevole diffusione e figurassero nel listini di Porsche e Ferrari.
Successo ancora minore avevano le piccole di questo tipo, che invece avrebbero dovuto avere una buona diffusione soprattuto in città, dove le loro caratteristiche avevano maggiore possibilità di venir apprezzate. Con la Ritmo la Fiat effettua un tentativo ancor più deciso dei precedenti (Fiat 1900 – Fiat 850 – quelli con 124 125 131 e 132 con cambio General Motors) perché la 75 si inserisce nel mercato delle medio piccole (nonostante il suo motore sia cilindrata di 1,5 litri) ; essa era infatti una delle più economiche automatiche presenti sul nostro mercato (costava Lire 5.717.000 iva compresa circa 600.000 Lire più della versione meccanica 65 cl).
La 75 CL montava, almeno nelle sue fasi iniziali, la trasmissione automatica Volkswagen già adottata sulle Golf , le Passat e su altri modelli del gruppo tedesco. Ciò era stato necessario perché la Fiat non aveva conta pronto un cambio automatico tutto suo da produrre nel nuovo stabilito di Verrone. La Ritmo automatica aveva la potenza pari a 75 CV/DIN a 5800 giri/min e, secondo la Fiat, poteva raggiungere i 155 Km/h
Impressioni generali
Esterno era identico a tutte le altre Ritmo dell’epoca mentre gli interni erano abbastanza buoni con accessibilità faticosa nella versione 2 porte. La plancia e i comandi erano di disegno moderno ma, forse, troppo estroso nei comandi per l’epoca. Gli strumenti ben leggibili con il contagiri presente. Il motore era “pronto” e brillante con un “automatico”ottimo mentre il consumo, ovviamente, era superiore alle versioni tradizionali.
