MARYLIN MONROE … le FOTO più sexy e quelle drammatiche post morte

Tutte le VERSIONI NON UFFICIALI sulla morte di Marylin Monroe con le drammatiche FOTO

Jack Clemmons 

A rispondere alla chiamata quella notte fu il sergente Jack Clemmons. Aveva telefonato Engelberg asserendo subito che si trattava di suicidio. Il poliziotto corse, preoccupato che fosse uno scherzo, all’abitazione della diva e nel frattempo chiamò un’altra pattuglia. Le fonti concordano nel dire che sia lui il primo ufficiale di polizia a giungere a casa della Monroe.

Eunice Murray gli disse che intorno alle 22.00 si era accorta della luce accesa nella camera della donna, ma non fece nulla trovando il fatto normale, ma dopo verso le 24.00 nuovamente si alzò si avvicinò alla porta, bussò ma nessuno le rispose. Non riuscendo a mettersi in contatto con la donna, preoccupata chiamò Greenson, vi era un buco di ore che venne giustificato affermando che stavano aspettando l’autorizzazione della Fox per avvertire le autorità della morte dell’attrice.

La scena che si presentava al sergente era totalmente confusa, descrisse nel suo rapporto la posizione in cui trovò il cadavere: stesa con la pancia in giù in diagonale, coperta dal lenzuolo, Greenson aggiunse che stava stringendo il telefono quando l’aveva trovata. Raccontò a Robert Slatzer che si trattava di un evidente omicidio, Venne informato dei fatti il capo della polizia William Parker. Tempo dopo in vista dell’imminente intervista che Clemmons voleva rilasciare al giornalistaWalter Winchellsull’accaduto venne allontanato per sempre.

Thomas Noguchi 

Thomas Noguchi era noto in tutto il mondo perché eseguiva le autopsie soltanto su personaggi celebri. Iniziò l’autopsia sull’attrice alle 10.30 del 5 agosto 1962, l’operazione durò 5 orerivelò circa 8 mg di idrato di cloralio e circa la metà di nembutal nel suo sangue. Terminò dicendo che si trattava di un «avvelenamento acuto di barbiturici» ma lasciando scritto nel rapporto anche «in sospeso». Venne intervistato molte volte sull’accaduto ma non trovando pace chiamò per un consulto il tossicologo R.J. Abernethy e spedì le carte che non gli arrivarono mai, che invece furono fotocopiate e archiviate.

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Nel 1983 pubblicò un libro, coroner che descriveva in dettaglio le varie autopsie che aveva eseguito sulle celebrità. Nel mese di ottobre del 1985 dirà all’ABC Eyewitness News che durante l’autopsia non riuscì a spiegare le contusioni della donna ritrovate vicino all’anca e sulla schiena inoltre affermò che lo stomaco era quasi vuoto mentre non aveva trovato tracce di pillole ingerite.

James Hall 

Fra le varie testimonianze oculari vi era quella di James Hall, autista di ambulanze. La sua dichiarazione si colloca in linea temporale prima dell’arrivo della polizia, intorno alle 3.00.Come raccontò a Anthony Summers, accorrendo ad una chiamata lui e un medico trovarono Marilyn in semicoma, prima di trasportarla come richiesto, le fornirono di ossigeno con cui la diva si riprese. La volevano portare in un ospedale per semplici controlli ma un medico non meglio identificato prese il corpo della donna e le fece un’iniezione intercardiaca che le spezzò una costola. L’attrice quindi morì, davanti ai suoi occhi, e non trovando altre parole definì l’accaduto omicidio. L’iniezione viene riferita anche da un’altra testimonianza, quella di Norman Jeffries, parente di Eunice, tuttofare, avvertito dalla parente.

Lionel Grandison  

Lionel Grandison era il vice coroner, il funzionario che firmò il certificato di morte con l’indicazione di suicidio. Affermò in seguito che aveva protestato vivacemente al momento, egli era convinto che non si trattasse di suicidio ma di omicidio e che venne costretto a firmare quel certificato, così come gli era stato posto. Era convinto che quei segni sul corpo dell’attrice che non trovarono spiegazione potessero essere provocati da un’iniezione e che i report dell’autopsia fossero stati alterati. Attaccò quindi pesantemente il suo capo, il coroner Theodore Curfey accusandolo di aver orchestrato il tutto.

A photo of a dead Marilyn Monroe with detective pointing to prescription bottles is displayed to the public for the first time during a L.A.P.D. Homicide Investigators Conference in Las Vegas. (Daniel Gluskoter / New York Post )

John Miner  

John Miner era un procuratore che aveva assistito Noguchi durante l’autopsia, fu il primo a dissentire al riguardo dell’ipotesi del suicidio, notava la violenza con il quale quel corpo sembrava essere stato trattato, giungendo a scrivere nel suo rapporto «i can say definitely that it was not suicide» in seguito corresse le sue affermazioni, volendo dire che non si trattava di un suicidio intenzionale.

In seguito nel programma televisivo Hard Copy dichiarò che durante le indagini vennero trascurati alcuni elementi che non coincidevano con la tesi del suicidio.

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Eunice R. Murray  

Eunice R. Murray (1902 – 1994) era l’amica, governante e arredatrice d’interni di Marilyn Monroe. Fu secondo la versione ufficiale la prima persona che si allarmò per il destino dell’attrice. Conosceva Ralph Greenson da molto tempo in quanto anni prima fu una sua paziente, e fu lui a chiederle di stare accanto all’attrice in quel periodo.

Durante le varie testimonianze rese cambiò più volte versione fino a quella raccontata nel libro da lei scritto, The last months redatto insieme a Rose Shade, nome da sposata di Rose Murray imparentata con Eunice, pubblicato nel 1975, anche se in realtà si trattava in buona parte di un’intervista rilasciata dalla testimone nell’estate del 1973. Qui raccontò di aver spostato il cadavere, pulito la camera da letto e di aver lavato le lenzuola e i vestiti che indossava la donna. Aveva chiamato, prima della polizia, l’autista della limousine Rudy Kautzsky, che come testimoniò non vide mai il corpo dell’attrice quella sera, e il suo genero Norman Jeffries. Cambiò versione anche per quanto riguarda la posizione in cui trovò il corpo: inizialmente disse di aver trovato il corpo a terra, e poi sul letto nell’intento di effettuare una telefonata e ancora dopo nudo sempre sul letto.

Si trattavano degli ultimi giorni di lavoro della donna in quanto era stata licenziata

La tomba di Marilyn Monroe

Ralph Greenson  

Romeo Samuel Greenschpoon (1911 – 1979), è stato un celebre psichiatra che ebbe fra i suoi pazienti oltre Marilyn anche Tony Curtis, Frank Sinatra, Vivien Leigh e altri. Lui fu il primo a trovare il cadavere, durante le indagini emersero, per le sue dichiarazioni, alcuni lati oscuri della vicenda:

  • Testimoniò che la donna ingerì un flacone intero di barbiturici: inizialmente non fu trovata traccia di alcun contenitore di acqua o altro liquido vicino al corpo. In seguito venne ritrovato un bicchiere mezzo vuoto vicino al letto dell’attrice, anche se si registrò un guasto nell’impianto idraulico segnalato poco prima dalla governante.
  • Testimoniò che infranse il vetro della finestra della camera da letto per entrare nella stanza della donna, chiusa a chiave, ma le tracce, i residui dei frammenti di vetro infranto vennero trovate all’esterno della villa e non nella camera come avrebbe dovuto essere, suggerendo che la finestra fosse stata invece rotta dall’interno.

Intorno alla mezzanotte del 5 agosto, il sergente Lynn Franklin fermò una mercedes nera vicino a Roxbury Drive, viaggiava a 120 km all’ora superando di molto il limite massimo di velocità. Alla guida dell’auto vi era Peter Lawford, dietro, riconosciuto dal poliziotto, Bob Kennedy. Vi era una terza persona e quando vide delle foto la riconobbe in Greenson. In seguito rilasciò un’intervista per un documentario francese dove non fece menzione del nome dello psichiatra.

Bernie Spindel  

Bernard Spindel (chiamato Bernie) era un esperto di intercettazioni telefoniche, che aveva collaborato più volte con l’FBI. All’epoca disse di lavorare per Jimmy Hoffa e che da lui ebbe l’incarico di sorvegliare le telefonate che provenivano dalla casa dell’attrice. A suo dire aveva registrato conversazioni di entrambi i fratelli Kennedy ma tali conversazioni vennero sequestrate.

L’esistenza di tali nastri fu confermata da Bill Holt, esperto di esplosivi e dall’avvocato Micheal Morrissey. Secondo la testimonianza di Spindel, si registrò una telefonata nelle prime ore del 5 agosto dove si sentiva chiaramente una voce che chiedeva se una persona fosse morta, come da dichiarazione resa lui stesso davanti a Frank Hogan.

William Graf poi smentì quanto dichiarato da Spindel. Anni dopo, nel 1983, quando la villa fu comprata dall’attrice Veronica Hamel, durante i piccoli restauri e le nuove installazioni furono trovati dei cavi telefonici aggiuntivi a quelli normalmente usati.

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