Malanca Testarossa
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Il Malanca Testarossa è l’ultima evoluzione degli stesini Malanca, quando ormai sul mercato e nel cuore dei giovani motociclisti cominciavano a prendere piede i “Tuboni”. Nicki, Sprint e Compezione le principali realizzazioni con le quali la Malanca aveva conteso il fiorente mercato anni 60 ad altri prestigiosi Marchi del settore. Ma sin da subito con il TestaRossa si punta alto. Il telaio prodotto dalla Daspa integra la migliore tecnologia del tempo, e si ispira alle migliori realizzazione della concorrenza.
Alla studio di questo nuovo progetto collaboreranno tra i migliori tecnici e collaudatori, si a che operassero alla linea per la produzione di serie che alla squadra corse, nelle quali la Malanca era al tempo seriamente impegnata.
Tra gli aspetti distintivi del modello TestaRossa, occorre considerare la denominazione suggerita a Mario Malanca dall’ingegner Galvani in organico alla Malanca dopo esperienze maturare in Ferrari, oltre che alla particolare leva del cambio nata come prototipo per consentire ai collaudatori di testare la funzionalità della leva a bilanciere (problema di tutti gli stesini) e fatta propria e commissionata per la realizzazione da Mario Malanca all’insaputa degli stessi visto la funzionalità della stessa.
Malanca Testarossa – Il motore
Il motore è frutto di uno studio interno, ed evolverà in due versioni a 4 e 5 marce sino al 74. Per la versione a 5 marce era stato progettato un moderno ed evoluto cilindro a n.3 travasi, studiato da Giuliano Mazzini. Portroppo questo componente non venne mai realizzato, al contrario del carter destinato ad accoglierlo che venne quindi poi equipaggiato con gli ordinari cilindri a due travasi.
Il propulsone espresse una notevole potenza che porterà il TestaRossa ai vertici della categoria. A ciò giovò sicuramente la messa a punto effettuata al banco nello stesso reparto corse che curava la realizzazione delle moto da gara. Vi saranno comunque alcuni difetti di giuventù che affliggeranno la produzione iniziale.
In particolare il nuovo motore a 5 marce completamente diverso al precedente 4 marce ebbe un nuovo carter motore che nonostante fosse di maggiori dimensioni non si dimostrò in grado di accogliere adeguatamente il nuovo cambio a 5 velocità. Si risolse il problema riducendo la sezione degli ingranaggi del cambio e realizzandoli in acciao trattato in modo da irrobustirne la struttura, compensandone così la minore sezione. L’esito non fù però quello sperato. Infatti il cambio così realizzato si rivelò nell’uso ancor più fragile come fosse vetrificato. Si ritornò quindi ai consueti materiali. Furono relizzati circa 150/200 pezzi di questo componente rivelatosi poi inaffidabile.
Modifiche avvennero anche alle luci dei travasi del cilindro, inizialmente circolari assunsero poi una forma rettangolare. Questo aggiornamento portò ad una migliore combusione della miscela.
Internamente al carter venne poi realizzato un ingranaggio avente funzione di supporto alla lubrificazione del cambio rivelatasi carente con conseguente danneggiamento in alcuni casi delle forchette. Inizialmente realizzato in metallo ne venne poi adottato uno in plastica.
Elemento critico che non conoscerà mai completa soluzione sarà la frizione dimostratasi sempre inadeguata alle esuberanti prestazioni del motore.
Qualche carenza la si può inoltre rilevare in alcuni componenti quali i comandi e le leve in lamiera stampata della Domino oltre che alle forcelle che dal 70 al 73 saranno telescopiche “a grasso”, molto meno efficienti nella guida di quelle idrauliche montate nel modelli anni 1969 e successivamente dal 1974
. Inoltre i freni dalla seconda metà del 69 al 73 saranno di produzione Malanca e di modesta efficacia specialmente se sollecitati. Solo la prima produzione realizzata ad inizio 1969 monterà dei mozzi Grimeca dotati di un sistema a coni e sfere poi rivelatosi inaffidabile e pericoloso, e quindi sostituito da un sistema a cuscinetti.
Queste carenze nelle componentistica sono parzialmente giustificate dal prezzo estremamente popolare e competitivo che il modello TestaRossa manterra sul mercato per tutto il corso della sua commercializzazione e che vanno dalle 122.000 lire del 1969 alle 415.000 del 1979 …. ma CONTINUA la lettura completa con tante altre curiosità, VIDEO e FOTO su …
MALANCA TESTAROSSA … la storia di un mito – Qui ora
Articolo in collaborazione con: http://curiosando708090.altervista.org