Lamborghini Diablo
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Lamborghini Diablo
21 Gennaio 1990, il Principato di Monaco ospita il Lamborghini Day. Dopo anni di sviluppo e una genesi resa ancora più sofferta dalle vicissitudini societarie, l’erede della Countach si svela al pubblico di clienti e appassionati confluiti nel piccolo Stato. Il nome Diablo è di nuovo un omaggio al toro ed esprime in parte il carattere del prodotto, anche se chi si aspetta continuità con la grinta e l’aggressività della Miura prima e della Countach poi deve accettare una sorta di civilizzazione dell’auto estrema “made in Sant’Agata”.
La Diablo mantiene, comunque, la disposizione degli organi meccanici della Countach, con il motore longitudinale in posizione posteriore-centrale e il cambio montato davanti, verso l’abitacolo. Il telaio adotta grossi tralicci a sezione quadra rinforzati da pannelli in composito.
L’auto piace subito, per la linea, d’accordo, ma anche e soprattutto per la scheda tecnica. Alla voce potenza, recita infatti un “tranquillizzante” 492 CV a 6800 giri/min. (5.7 Litri) mentre alla voce velocità massima si legge 325 Km/h, con un’accelerazione da 0 a 100 Km/h in 4.1 secondi.
La linea, comunque molto pulita, liscia e priva di protuberanze, vede nella zona posteriore, quasi interamente occupata dal motore, la sua parte migliore, quella più evocativa, con il centro del cofano attraversato da ordinati sfiati a lisca di pesce, le grandi prese d’aria motore laterali ricavate dietro ai montanti, il disegno perfetto della coda “sorretta” da paraurti-estrattore di calore o ornata da otto motivi circolari, 4 delle luci e 4 degli scarichi.
Il profilo della Diablo mette in evidenza la sua linea fortemente a cuneo, con il posto di guida molto avanzato. Le porte sono ad apertura verticale e caratterizzate da un finestrino a vetro unico che, verso il muso, si abbassa notevolmente, enfatizzando l’aggressività dell’insieme e offrendo a pilota e passeggero una buona visibilità laterale.
L’interno della Lamborghini Diablo è comodo e raffinato mentre il cruscotto risulta caratterizzato da un’estetica molto semplice, quasi banale. B0127