JAGUAR E TYPE ( Prima serie ) – (1961/1968) – Gran Bretagna

JAGUAR E TYPE

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La Jaguar E-Type, conosciuta anche come XK-E o anche XKE, fu prodotta dalla casa automobilistica britannica Jaguar dal 1961 al 1975. La E-Type fu una vettura rivoluzionaria per la progettazione, le caratteristiche di guida e l’estetica; era in anticipo sui tempi .

Il suo prezzo era più basso di quello delle vetture pari classe della concorrenza e questo aiutò le vendite che, nei 14 anni nei quali rimase in produzione, arrivarono a 70.000 vetture. Nel 2004 la rivista statunitense Sports Cars International la mise al primo posto tra le Top Sport Cars degli anni sessanta.

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Disegnata da Malcolm Sayer, al quale si devono anche le precedenti C-Type e D-Type, la E-Type fu inizialmente progettata e presentata come coupé gran turismo sportivo a due posti. La versione 2+2, con passo allungato, fu realizzata nel 1966. Il 15 marzo 1961 la versione coupé (nel linguaggio Jaguar “Fixed Head Coupé” o “FHC”) fu presentata al Salone dell’automobile di Ginevra,

mentre la roadster (altresì detta “Open Two Seater” o “OTS”) fu lanciata ad aprile dello stesso anno al Salone dell’automobile di New York. Questa versione aperta fu introdotta per andare incontro ai gusti del mercato statunitense. Il modello fu costruito in tre differenti serie, indicate come Series 1Series 2 e Series 3.

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Jaguar E Type Series 1 

La Series 1 fu introdotta nel marzo del 1961. Abbandonava il classico telaio a longheroni e traverse della precedente serie XK per una più moderna soluzione monoscocca con telaietto anteriore supplementare. Montava un motore Jaguar da 3.800 cm³ derivato da quello della XK150, alimentato da tre carburatori SU HD8 e con una potenza di 265 CV, abbinato ad un cambio meccanico a quattro marce MOSS, con prima non sincronizzata. Nel 1965 fu immesso sull’auto un motore da 4.200 cm³. Al retrotreno fu adottata una sospensione a ruote indipendenti al posto del tradizionale schema a ponte rigido. La Series 1 può essere riconosciuta dai alcuni particolari:

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  • la presa d’aria anteriore, la bocca, è di dimensioni ridotte (ma leggermente più grande sulla versione da 4,2 litri);
  • le luci di segnalazione sono sopra i paraurti;
  • il terminale di scarico doppio è sotto la targa posteriore;
  • i fari anteriori sono dotati di copertura in vetro.

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I primi esemplari, realizzati tra il 1961 ed il 1962, furono definiti flat floor perché avevano il pianale piatto in corrispondenza dell’appoggio dei piedi, limitando un po’ lo spazio a disposizione. Successivamente il fondo fu modificato. Le auto che montavano il motore da 3,8 litri avevano i sedili di forma arrotondata e il cruscotto era in alluminio.

Le vetture che invece montavano il 4,2 avevano sedili più confortevoli e il cruscotto ricoperto di finta pelle. Inoltre era presente, sul bagagliaio, la scritta Jaguar 4.2 E Type mentre nelle vetture dotate del 3,8 L questa era semplicemente Jaguar. Infine sulla 4,2 L il cambio, prodotto interamente dalla Jaguar, era completamente sincronizzato.

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Negli anni 1967 e 1968 fu realizzata la prima evoluzione, definita Series 1 1/2. Queste vetture erano simili alle E-type Series 1 tranne che per l’assenza della protezione in vetro della fanaleria anteriore e, nell’abitacolo, l’eliminazione dei braccioli alle portiere (con le maniglie di apertura incassate nel pannello di rivestimento per motivi di sicurezza), un coperchio per il vano portaoggetti della plancia (in precedenza completamente aperto) e per i differenti interruttori dei servizi, ora a bilanciere. Dal punto di vista meccanico si differenziavano per l’adozione di due carburatori Zenith-Stromberg al posto dei tre carburatori SU. Nel 1966 fece la sua comparsa la versione 2+2 del coupé mentre la versione scoperta rimase una due posti.

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Una curiosità in ambito fumettistico; la E-Type è la vettura personale di Diabolik e Eva Kant ed inizialmente, negli anni sessanta, la casa britannica diffidò gli autori dal nominare la marca dell’auto in quanto temeva una pubblicità negativa. In seguito fu la stessa Jaguar chiese ad Astorina di inserire delle immagini tratte dal fumetto nel libro che celebrava i cinquant’anni del modello ammettendo, implicitamente, la bontà del fumetto italiano. B0229

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