Il sound della 360 Modena
Ferrari 360 Modena
Rinnovare una gamma di vetture come quelle spinta dal motore a 8 cilindri che, con le 308 prima e le F355 poi, avevano permesso successi commerciali mai raggiunti da alcun modello della Casa, non si è rivelata una scelta semplice. Ferrari e Pininfarina hanno deciso pertanto di rompere gli indugi e di realizzare una vettura radicalmente nuova sia dal lato estetico sia da quello meccanico.
Sulla 360 Modena, apparsa al Salone di Ginevra del 1999, la Casa di Maranello, nell’intento di creare un’automobile dall’aerodinamica avanzata e dal peso complessivo quanto più ridotto, ha sacrificato alcuni stilemi sino a quel momento giudicati imprescindibili su una Ferrari, come la classica calandra sostituita da un’unica carenatura ove sono state ricavate due ampie prese d’aria per raffreddare i radiatori, collocati davanti all’asse delle ruote.
Le superfici morbide e compatte della Modena proseguivano sia sul cofano sia sul parabrezza piuttosto inclinato, sia nelle fiancate, anch’esse segnate da una coppia di prese d’aria: due all’attacco dei parafanghi posteriori, che rievocavano quelle della 250 Le Mans, e due più ampie nella parte inferiore delle fiancate. L’8 cilindri in posizione posteriore longitudinale era visibile attraverso il lunotto. Nello specchio di coda si riproponevano poi le doppie aperture del frontale, da cui fuoriuscivano i doppi terminali di scarico. Il contenimento dei pesi è stato possibile grazie all’impiego di un telaio “space-frame” realizzato interamente in alluminio, così come la carrozzeria.
La cilindrata del propulsore è stata incrementata a 3586,20 cc per 400 CV a 8500 giri/minuto. Il cambio a 6 rapporti + RM si è reso disponibile anche su quel modello con comando sequenziale al volante.
Sulla base della Modena, alla fine del 1999, la Ferrari ha allestito la corrispettiva versione da corsa destinata a portare i clienti sportivi in pista nel Challenge 2000.
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