Corsarino
Un bello ZT – Clicca Sopra
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Moto Morini Corsarino
Questo modello è stato un ciclomotore solo a termini di legge: per tutti gli appassionati, infatti, era un’autentica piccola moto e per di più a quattro tempi! Oggi il “cinquantino” Morini, dopo essere stato popolarissimo per anni, è diventato addirittura “mitico”.
Si può ben dire oggi che il Moto Morini Corsarino è, con tutta probabilità, il ciclomotore d’epoca più amato e lo dimostra il fatto che sia in Italia che all’estero vi siano diversi club a lui dedicati. La passione per il Corsarino è probabilmente dettata da quel modo genuino di creare le moto, quella cura da artigiani nel costruire un modello che è stata un riferimento generazionale per tanti giovani degli anni ’70.
All’inizio degli anni Sessanta la Morini, vista la situazione del mercato motociclistico e visto che, pur in una situazione di forte crisi, il Corsaro era da noi uno dei modelli di maggior successo, decise di realizzare un ciclomotore.
Naturalmente avrebbe dovuto essere a quattro tempi, anche se ciò avrebbe comportato un aumento dei costi per rimanere in linea con le scelte della Casa, che ormai da anni era diventata strenua paladina di questo tipo di motore.
Il nuovo modello fu realizzato inizialmente in due versioni che entrarono in produzione pressoché contemporaneamente. Si trattava di un telaio aperto superiormente, denominato ufficialmente V (ma quasi sempre veniva chiamato “Donna”), che non incontrò molto successo, e di un modello di impostazione sportiva, con sella lunga e semimanubri, denominato Z che incontrò subito i favori del pubblico.
Il motore, dal cilindro sensibilmente inclinato in avanti, era dotato di un cambio a tre marce con comando a manopola.
Un paio di anni più tardi entrò in produzione lo ZT che, sostanzialmente, differiva dallo Z per il manubrio alto, la sella corta e la presenza di un portapacchi.
Nel 1965 la Morini presentò lo ZZ, inizialmente realizzato in pochissimi esemplari, con cambio a tre marce comandato a pedale (ben presto adottato anche sullo Z); questo nuovo modello, ancora più sportivo, aveva un codino dai tipici ovali bianchi “portanumero” (in effetti vi era applicata una decalcomania del “Corsarino”) ed entrò in produzione di serie definitiva qualche mese più tardi con il nuovo cambio a quattro rapporto, sempre comandato a pedale.
Nel 1966 ai suoi modelli “stradali” la Casa bolognese affiancò lo Scrambler; dotato fin dall’inizio di cambio a quattro marce, caratterizzato dalla linea grintosa e accattivante e di un serbatoio di grande capacità.
Nel 1967 solo il modello V impiegava ancora il cambio a tre marce (nel 1968 e nel 1969 anch’esso venne comunque dotato del quattro marce a pedale.
Nel 1970 sono scomparsi dal listino sia il V che lo Z e lo ZT ed è entrato in produzione il Super Scrambler, dotato di una moderna forcella telescopica idraulica e di un serbatoio notevolmente più piccolo di quello dello Scrambler (munito dello stesso nuovo telaio a doppia culla continua). Lo ZZ, profondamente riveduto a livello estetico, ha ricevuto nuovi bauletti.
Del Corsarino è stata realizzata anche una versione di 60 cm3 (con alesaggio e corsa portati dagli originali 41×37 mm a 44×40 mm), destinata ad alcuni mercati (come quello USA, ove il modello era denominato Pirate).
Negli anni successivi questi modelli sono stati oggetto di modifiche fondamentali di natura estetica. Gli ultimi esemplari del Corsarino sono stati commercializzati nel 1977.
Il motore, autentico capolavoro di semplicità e di razionalità al tempo stesso, aveva la distribuzione ad aste e bilancieri, con valvole parallele, l’accensione a volano magnete e la trasmissione primaria (posta, contrariamente alla tradizione della Casa, sul lato destro, ove si trovava anche l’albero a camme) a ingranaggi. Per l’alimentazione, a seconda delle versioni, veniva impiegato un carburatore Dell’Orto SH 14/12/2 o un più performante UA 15 BS.
Questo articolo è stato possibile grazie agli spunti e alle foto tratte dal numero di Moto Storiche & D’epoca 99 del agosto del 2004. B0022
Testo spunti e foto tratte da : http://editorialecec.it/corporate/pubblicazioni/
Articolo in collaborazione con : http://curiosando708090.altervista.org